Dosi letali: quanta poca plastica uccide la fauna oceanica

0
11

Una nuova ricerca rivela soglie sorprendentemente basse per l’ingestione di plastica che porta alla morte di uccelli marini, mammiferi marini e tartarughe marine. Un’analisi completa di oltre 10.000 autopsie dimostra che anche piccole quantità di plastica possono essere fatali, sollevando preoccupazioni urgenti sulla portata della crisi dell’inquinamento degli oceani.

Risultati chiave: una questione di pezzi, non di volume

Gli scienziati hanno scoperto che la dose letale varia a seconda della specie, ma i numeri sono preoccupantemente bassi. Gli uccelli marini corrono un rischio di mortalità del 90% dopo aver consumato solo 23 pezzi di plastica. I mammiferi marini raggiungono un pericolo simile con 29 pezzi, mentre le tartarughe marine necessitano di circa 405 pezzi per raggiungere la stessa soglia fatale.

Ciò significa che meno di un pallone da calcio in plastica morbida può uccidere un delfino, e pochi pezzi di gomma grandi quanto un pisello possono essere sufficienti per uccidere un uccello marino. Lo studio evidenzia che il numero di oggetti di plastica ingeriti è un fattore critico, non solo il volume complessivo.

Rischi specifici della specie: cosa uccide chi?

La ricerca ha inoltre identificato quali tipi di plastica rappresentano la minaccia maggiore per ciascun gruppo di animali:

  • Uccelli marini: La gomma è il materiale più pericoloso, probabilmente a causa della sua durabilità e della tendenza ad accumularsi nell’intestino.
  • Mammiferi marini: La plastica morbida e gli attrezzi da pesca scartati (reti, lenze) sono i più mortali e spesso causano blocchi o lesioni interne.
  • Tartarughe marine: Sia la plastica dura che quella morbida minacciano le tartarughe, poiché spesso scambiano i sacchetti di plastica per meduse e altre prede.

Perché è importante: oltre l’inquinamento visibile

I risultati dello studio hanno implicazioni significative per gli sforzi di conservazione globale. Finora gli scienziati non disponevano di dati precisi sulle dosi letali di plastica per i diversi animali marini. Questa ricerca fornisce numeri concreti, consentendo valutazioni del rischio più accurate e interventi mirati.

Il fatto che quantità relativamente piccole di plastica possano essere fatali sottolinea la minaccia pervasiva e sottovalutata dell’inquinamento degli oceani. Anche gli animali che sembrano sani potrebbero soffrire di danni interni causati dall’ingestione di plastica.

Oltre l’ingestione: un problema più grande

L’analisi si è concentrata esclusivamente sulla plastica trovata all’interno dello stomaco degli animali. Non includeva gli impatti della lisciviazione chimica dalla plastica o gli effetti mortali dell’impigliamento nei detriti di plastica. Pertanto, la reale portata del danno è probabilmente molto maggiore di quanto rivelato dallo studio.

Sono già stati trovati centinaia di specie marine con plastica nei loro corpi. Gli uccelli scambiano i frammenti per cibo, le tartarughe scambiano i sacchetti per meduse e le balene filtrano le microplastiche dall’acqua.

Il percorso da seguire: riduzione, riciclaggio, bonifica

La dottoressa Erin Murphy della Ocean Conservancy, ricercatrice principale dello studio, sottolinea che la soluzione è chiara: “Per affrontare in modo efficace l’inquinamento da plastica, la scienza è chiara. Dobbiamo ridurre la quantità di plastica che produciamo, migliorare la raccolta e il riciclaggio e ripulire ciò che è già là fuori”.

I risultati rafforzano l’urgente necessità di un’azione globale per frenare la produzione di plastica, migliorare i sistemi di gestione dei rifiuti e rimuovere l’inquinamento plastico esistente dagli oceani. In caso contrario, la fauna marina continuerà a essere portata all’estinzione.

La ricerca è pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences